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Il sogno finito


Non credo che ci sia bisogno di molti giri di parole per esprimere il concetto, perciò scelgo la maniera più semplice e diretta: lascio Tocque-Ville. Anche per spiegare perché non penso sia necessario ricorrere a chissà quali perifrasi e contorsioni mentali. Perciò vado subito al punto. Tocque-Ville è diventata ciò che la maggioranza—se non la quasi totalità—dei suoi “cittadini” voleva che diventasse: la “Right Nation italiana.” E’ suo diritto, ci mancherebbe, ma è anche mio diritto-dovere il non voler farne parte.
 
La questione della Right Nation non è nuova. Risale addirittura alla fase nascente, quando si trattò di dare il nome alla “cosa.” Al momento di scegliere (ci fu una votazione democratica) prevalse Tocque-Ville, ma coloro che volevano chiamarla «The Right Nation» erano tantissimi. A posteriori bisogna riconoscere che avevano ragione questi ultimi, nel senso che, oggi come oggi, questo è il nome che più si addice a questa comunità di bloggers. All’inizio, probabilmente, le cose stavano diversamente, ma poi qualcosa deve essere successo: qualcuno ha cambiato idea? Ci sono state pressioni? Qualcuno ha fatto notare o si è accorto da sé che con le elezioni all’orizzonte c’è poco da scherzare? Può darsi. Certamente qualcuno è andato e molti altri sono arrivati.
 
Vorrei mettere in chiaro subito, a scanso di equivoci, che non ho recriminazioni di tipo moralistico da sbandierare. Una comunità deve essere esattamente ciò che sa, può e vuole essere. Il problema dell’«identità» è stato sollevato in grande stile già due volte, la prima da Rolli la seconda da Camillo, il risultato è che si è discusso, ci si è confrontati apertamente, ma, a mio modesto parere, senza mai arrivare a un chiarimento di fondo sul tema—parlare di «inclusività», come si è fatto spesso, è un modo per non chiarire nulla sotto il profilo politico-culturale, semmai, sempre a mio avviso, è un modo di cavarsela che ha molto più a che fare con la competizione politica tout court che con la «cultura politica» che si vorrebbe promuovere e diffondere, cioè la cultura liberale. Quest’ultima include, essa sì, liberali di destra e liberali di sinistra, cioè non tutte le destre e, parimenti, non tutte le sinistre
 
Non avrei recriminazioni di tipo moralistico neppure se sapessi per certo che è l’incombenza del fattore voto ciò che motiva e sostanzia gli inclusivismi, anche quelli più spericolati. Una formazione (o un’aggregazione) politica che “regala” spazi e dà credito a voci contrastanti rispetto agli interessi (legittimi) di parte non l’ho ancora vista e, penso, non la vedrò mai. E chi (individuo, gruppo, ecc.) volesse andare contro corrente si troverebbe, prima o poi, di fronte a qualcuno che gli presenterebbe il conto a muso duro.
 
Diciamo, piuttosto, che il sogno è finito. Sì, perché Tocque-Ville era un magnifico sogno. Ed è stato bello avervi avuto parte. Tanto che faccio i migliori auguri alla «Right Nation» che ne è l’erede diretta e unica. Tornerò spesso a visitare quella home page alla quale mi ero nel frattempo affezionato, e certamente non verrò meno all’abitudine di visitare i numerosi blogs di qualità che ho conosciuto attraverso di essa—per non parlare di quelli che conoscevo e apprezzavo ben prima che contribuissero a far nascere Tocque-Ville.
 
Con la mia uscita la “città” non perderà granché dal punto di vista organizzativo. Già da tempo ho rinunciato a dare il mio contributo di “aggregatore,” che per altro non è mai stato molto significativo, anche per via dei fastidiosi (e mai risolti) disguidi “tecnici” che mi hanno impedito di comunicare attraverso la mailing list con lo staff organizzativo.
 
E’ certo, invece, che WRH perderà parecchi lettori. Pazienza. Quello di farmi leggere a qualunque costo, del resto, non è mai stato un mio assillo. Anche se, nel contempo, non ho mai avuto preclusioni nei confronti di nessuno: quello che scrivo è, teoricamente, per tutti, non per pochi soltanto, e detesto anche solo il pensiero che, in ciò che cerco di dire, possa nascondersi una qualche preclusione a priori nei confronti di chi ha idee diverse dalle mie.
 
Di nuovo auguri alla «Right Nation italiana». E, a parte la “cittadinanza,” amici come prima. Almeno da parte mia.

Categorie:culture autoctone
  1. 12 dicembre, 2005 alle 2:36

    beh, guarda, innanzitutto complimenti per i toni, davvero, perchè normalmente questi dovrebbero essere all’interno delle discussioni. invece, siamo in un periodo caldo, in TocqueVille, in cui l’anatema e la maledecazione prevalgono su tutto

    ad esempio, io, sinceramente, mi sono trovato in gran disagio all’interno della discussione su sofri, tant’è vero che non ho pensato affatto di scriverne (e poi, c’è un bannerino, chez moi, a lato, che dice ampiamente tutto quel che c’è da dire). anche i toni di rocca – i cui argomenti a proposito condividevo e condivido dalla prima all’ultima parola – mi sono sembrati eccessivi, ampiamente scortesi, ingenerosi, sgradevoli

    detto questo, ti chiedo di rpensarci: l’inclusività ed il fusionismo non sono un concetto vago, ma guardano ad un esempio (quello americano mi pare di aver capito, anche se io non sono un sostenitore acceso di questo fusionismo), che pare aver funzionato bene, politicamente, culturalmente, nell’attività di governo nazionale e mondiale

    sì vabbè, siamo blogger e non muoviamo il mondo, a mio avviso. però essere in tanti (non tutti, ma tanti perchè, in un modo o nell’altro ci conosciamo e ri-conosciamo) conta

    ti invito a ripensarci, il tuo è un bel blog

    ed egoisticamente Рdal punto di vista, cio̬, di uno che in TocqueVille intende restare con entrambi i piedi Рsarebbe per noi una grossa perdita

    ciao corrado

  2. 12 dicembre, 2005 alle 4:00

    Mi dispiace molto, perché – te lo dice uno che aveva votato The Right Nation e poi cambiò idea grazie alla perorazione tua e di qualcun altro e cambiò il voto in Tocque-Ville – per fondere qualcosa c’era bisogno di anime diverse, altrimenti è il conformismo. Te l’avevo detto l’altro giorno che nemmeno io in alcune occasioni mi sono sentito a mio agio, ma forse c’è ancora margine per non far diventare questa Città quel che non doveva essere… Io voglio restarci ancora, e provarci. Però per riuscirci c’è bisogno di te e di qualche altro che puoi immaginare.

  3. 12 dicembre, 2005 alle 8:28

    Wind,
    il 5 dicembre scorso, da sciopenauer, ti scrivevo:
    “Vuoi prendere in considerazione l’ipotesi di smetterla con i preavvisi di partenza e di provare a far valere un po’ di più le tue buone ragioni, stando dentro T-V, con chi ti appare ragionevole? Dopotutto, la città si chiama così anche un po’ per merito/causa tua, se ben ricordi. ;)”

    Prendo atto che abbandoni la partita, vorrei dire varie cose ma il tempo manca e allora mi limito ad una battuta:
    non hai abbastanza palle. D’altro canto, è naturale: in fondo sei un socialista, non te le puoi permettere… 😉
    Un abbraccio.
    Friedrich

  4. 12 dicembre, 2005 alle 9:31

    Mi dispiace. Non sono chiarissime le argomentazioni. O meglio: dai l’impressione che sia successo qualcosa, invece, pare dall’altra parte che tu te ne vada perchè nulla è mai cambiato.

    In ogni caso: buona fortuna. Tanto ti continuo a leggere. 🙂

    aa

  5. 12 dicembre, 2005 alle 9:45

    Ciao,
    non sono chiarissime le motivazioni per la quali esci ma saranno sicuramente ragionate e motivate.

    Io (se posso) ti muovo un solo appunto.
    Rolli e Camillo hanno insultato senza argomentare. Qualcun’altro ha argomentato senza insultare.
    Non riesco a acapire il perchè tu scelga i primi, ma forse è solo la rabbia dell’uscita.

    Buona Vita!
    (io continuerò a leggerti)

    Ciao

  6. 12 dicembre, 2005 alle 11:20

    IO TE L’AVEVO DETTO… quando sei entrato che non era il tuo posto!!

  7. 12 dicembre, 2005 alle 11:43

    Sono debitore di qualche risposta. Ma un po’ alla volta.

    A Friedrich no, a lui invierò i miei padrini perché altro non si può replicare a fronte dei suoi modi “primitivi” 😉 (Stammi bene, e continua così, mi raccomando, ché sennò comincio a preoccuparmi!)

    Comincio da Robinik (grazie per l’intenzione di continuare a leggermi), che pone una questione a mio avviso fuorviante: sai una cosa? Non penso mica che la motivazione della mia uscita sia in linea con Rolli e Camillo. Forse mi sbaglio, ma “The Right Nation” non dovrebbe essere un’espressione a loro particolarmente sgradita …, mentre lo è per me, e per un motivo molto semplice: rispetto chi è di destra, ma io non lo sono, e non tanto perché sono di sinistra (perché se Diliberto e Pecoraro Scanio sono di sinistra io rinuncio alla “denominazione d’origine (in)controllata” …).

    Ciao a tutti (a dopo).

  8. 12 dicembre, 2005 alle 16:23

    … ?

    Ancora più evidente allora che le motivazioni non sono chiare.
    Io ho parlato di Rolli e Camillo perchè tu li porti come esempio.

    La motivazione allora qual’è? Ti giuro che non capisco.
    Vorresti che TV fosse in prevalenza di sinistra? Non vuoi che sia di destra?

    Perdonami ma proprio non capisco…

    Ciao!

  9. 12 dicembre, 2005 alle 16:29

    Riprendo con le risposte.

    Caro aa, la metterei in questi termini: è successo qualcosa quando sarebbe stato meglio non succedesse niente, e non è successo niente quando sarebbe stato opportuno succedesse qualcosa. Ciao (anch’io continuerò a leggerti).

  10. 12 dicembre, 2005 alle 16:46

    Robinik, mica t’ho capito, manco io …

  11. 12 dicembre, 2005 alle 17:02

    Thedude73, se hai la sfera di cristallo non vale …

    Alan e Corrado, grazie per le parole gentili, ma non torno indietro. Del resto a me sembra una buona cosa il far parte per se stessi: rispondo solo di quel che dico e penso, senza preoccuparmi di essere aggregato a qualcuno con cui ho poco in comune e che magari va scrivendo cose che io non mi sognerei mai di scrivere. E’ bene avere rispetto di tutti (con qualche eccezione, ovvio) ma purché sia chiaro che io parlo per me solo, senza confusioni. Comunque TV poteva essere una cosa ottima, una cosa per cui valesse la pena di rinunciare a una (sia pur piccola) porzione della propria autonomia intellettuale. Così non è stato.

    A risentirci.

  12. 12 dicembre, 2005 alle 20:05

    Per me è soltanto una cosa triste. L’idea mia è sempre la stessa: fare in modo che le bandiere (tutte) vadano a farsi benedire, mentre ciò che deve restare sono le idee e un minimo di identità comune: liberi da pregiudizi.
    Spero che le cose si chiariscano e tu possa tornare al di là di un cancello che, se c’è, va tolto.

  13. 12 dicembre, 2005 alle 23:00

    Non so se sia adeguato parlare di “cancelli” (che vuol dire?), il fatto è quel “minimo di identità comune” che è rimasto, caro Paolo, a me sembra l’intenzione di voto per la CdL, non certo la cultura politica dei “cittadini”. Sulla prima c’è, mi pare, unanimità, sulla seconda ognuno va per la sua strada.

  14. 13 dicembre, 2005 alle 11:46

    Capisco perfettamente. TV è in un momento di crisi, nel senso etimologicamente corretto. Tra poco tornerò fra quelli che perdono tempo con chiacchiere da bar, e sono felice di poter tornare con questo dibattito alle spalle. TV deve capire come diventare grande, ed ognuno dei suoi membri deve lavorarci su. Se mi è permesso non dire una stronzata in questo preciso momento, credo che se continuerai a stare in dialogo con TV, per certi versi ora puoi essere più utile lì che qui.

  15. 13 dicembre, 2005 alle 12:17

    Potresti avere ragione … Certo che continuerò a mantenere i contatti: mica abbiamo litigato. A risentirci!

  16. 13 dicembre, 2005 alle 17:37

    frinarelli:
    Se c’è un motivo per cui TV è in crisi è perchè un’elite di pochi (5-6) vorrebbero in maniera molto liberale che tutti la pensassero nello stesso modo.
    Alla prima deviazione vengono ritirete patenti e dispensati insulti.

    … no comment …

  17. 14 dicembre, 2005 alle 9:57

    Roberto, perdonami ma questo sistema del doppio binario dei commenti è una fonte di confusione, in my opinion.
    Se vorrai, cancellerai, ma ritengo opportuno postare anche qui un mio commento che ti ho appena inviato nell’altra sezione dei commenti, quella moderata.
    Ciao.
    Friedrich
    **************
    Da molto tempo non ho a che fare con Rolli e con il suo blog e spero che tale situazioni continui.
    Non posso evitare, però, di contestare almeno un’oggettiva e consapevole falsità scritta da Rolli: che qualcuno abbia “messo il tappeto rosso con le indicazioni per l’uscita” a WRH.
    Come ha scritto *lui stesso*, Roberto ha *sempre* scritto ciò che ha voluto (ovvio, no?) e molto di ciò che ha scritto è stato pubblicato in home page di TocqueVille; non solo, è stato invitato e ha fatto parte della “redazione” come “selezionatore”; non solo, è stato un blog apprezzato da molti cittadini “di centro destra”, come le stesse dichiarazioni di stima postate a commento di questo post dimostrano.
    Se ha ragione Rolli a dire che la vicenda di WRH dimostra “quindi i tratti veri di cosa sia TV”, se ne dovrebbe trarre che i tratti sono esattamente l’opposto di quelli da lei disegnati.
    Mi sarebbe piaciuto che questa precisazione fosse venuta da Roberto stesso, ma sono certo che lui la condivide.
    Friedrich
    **********************

  18. 14 dicembre, 2005 alle 10:56

    L’ho già detto, Fridrich, sul “secondo canale,” ed ora lo ribadisco qui: nei miei confronti Tocqu-Ville è stata corretta e leale. Non è una questione personale–se lo fosse avrei avuto buoni motivi per restare–ma “generale.” Di “linea.”

    Quanto al “tappeto rosso,” io interpreto bene la cosa: è il segno che, al di là delle divergenze di “linea,” appunto, i rapporti personali restano ottimi.

    A tal riguardo Frinarelli (sempre nel secondo canale) ha fatto un’osservazione giustissima …

    La questione del doppio canale dei commenti ha un’origine precisa (in breve: per evitare che qualche troll (“grilliano”) ripeta azioni di disturbo che io, costretto ad essere off-line anche per giornate intere, non posso tenere sotto controllo. Potrei lasciare solo il canale moderato, ma mi sembrerebbe ingiusto per gli “splinderiani,” che sono semopre stati correttissimi.

    Ciao

  19. 14 dicembre, 2005 alle 16:58

    Capisco le tue motivazioni. Sono le stesse che mi hanno spinto ad uscire intorno al 18/19 giugno. Tocque-Ville è nata su un manifesto chiamato “dei blogger liberali” che è stato ben presto dimenticato (c’era un bel sottotitolo da votare dove al posto di liberi c’era liberali). Ora è una città senza tutti i tipi di liberali e con qualche tipo di non liberale.

  20. 15 dicembre, 2005 alle 2:08

    “senza tutti i tipi di liberali”
    ma che fai li metti dentro a forza?

  21. 15 dicembre, 2005 alle 10:07

    No, ma l’assenza di certi liberali dovrebbe fare riflettere.

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