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Trump avanti, ma ecco perché non può sottovalutare Ron DeSantis

Il mio pezzo su NICOLAPORRO.IT/ATLANTCICOQUOTIDIANO di oggi:

Credo che non ci sia un solo conservatore americano che non ricordi a memoria le famose parole di Ronald Reagan: “The nine most terrifying words in the English language are, ‘I’m from the government, and I’m here to help’” (“Le nove parole più terrificanti nella lingua inglese sono: ‘Sono del governo e sono qui per aiutare’”).

La minaccia woke

The Gipper le pronunciò mentre l’America stava annegando in una tassazione punitiva e in una gabbia di regole e contro-regole spaventosa ed esagerata – almeno per gli americani, bazzecole per noi italiani, ça va sans dire. Ebbene, hanno perfettamente ragione coloro i quali osservano che oggi come oggi la maggiore minaccia che il popolo americano deve affrontare è la metastasi dell’ideologia woke, sponsorizzata a suon di miliardi di dollari dalle élite che imperversano in tutte le principali istituzioni della vita politica e civile americana.

Altrettanto indubitabile è il dato di fatto che nessuna figura politica di rilievo in tutta l’America ha compreso meglio di Ron DeSantis questa realtà. Non solo: egli è l’unico che sia passato all’azione con tutto il peso e la forza datagli dagli elettori, e questo ripetutamente e senza riserve.

Che si tratti di Teoria critica della razza o di indottrinamento dell’ideologia di genere nelle aule scolastiche e universitarie o nei consigli aziendali, DeSantis ha adottato misure decisive per difendere la sanità mentale della civiltà e limitare o proscrivere apertamente la diffusione dei principi corrosivi del wokeismo.

La legge sui diritti dei genitori

Ovviamente i critici “de sinistra” – ma anche qualche libertarian – hanno levato i loro alti lai accusandolo di aver implementato un’agenda “di estrema destra” nel Sunshine State (la Florida, stato di cui DeSantis è governatore dal 2019). Per dire, la legge sui diritti dei genitori nell’istruzione, che la sinistra ha immediatamente soprannominato la legge Don’t Say Gay (“Non dire gay”), ha fatto stracciare le vesti a sindacati e attivisti.

Il disegno di legge originale vietava agli insegnanti della Florida dall’asilo alla terza elementare di discutere l’orientamento sessuale e l’identità di genere, ma poi – orrore! – è stato ampliato in modo da coprire gli studenti fino all’ottavo anno, e infine – una tragedia! – ad aprile è stato esteso all’intero percorso (K-12)!

Ad aggravare la situazione, la legge prevede – udite! udite! – che gli insegnanti che violano il divieto potrebbero perdere le loro licenze di insegnamento, per non parlare della messa al bando dei libri per bambini che menzionano questioni Lgbtq!

Lo scontro con Disney

Ma il “Don’t Say Gay” non ha fatto indignare soltanto sindacalisti e attivisti: la componente Lgbtq dell’azienda più importante e maggior datore di lavoro della Florida, The Walt Disney Companysi è messa di traverso e… [CONTINUA A LEGGERE]

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