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Dello spirito delle leggi (anche sbagliate)

Una legge che non ci piace è per ciò stesso una cattiva legge? Oppure: è scandaloso che una cattiva legge ci vada in realtà  a genio? Attenzione a come si risponde: queste non sono necessariamente domande retoriche, né occorre (che so?) essere un evasore fiscale per detestare una legge che rende più difficile o punita più severamente l’€™evasione. Né ci si illuda di cavarsela dicendo che se qualcosa non ci piace (a fortiori se trattasi di una legge dello Stato) il motivo è che riteniamo che la cosa medesima sia in sé e per sé sbagliata, inaccettabile, mostruosa, eccetera. Sarebbe troppo bello e troppo facile, e la realtà  della vita ci dimostra con implacabile frequenza che il tertium non datur è una sublime astrazione che regge egregiamente fintantoché ci aggiriamo nel mondo delle forme, cioè delle formule logico-deduttive, ma va a cascare miseramente quando ci confrontiamo con i problemi concreti e in generale con le cose di questo mondo.


Un Wittgenstein in forma smagliante e in possesso del dono della sintesi ha esemplificato come forse meglio non si poteva (anche sul Foglio di ieri) questa “€œcaduta,” commentando ciò che Giuliano Ferrara ha scritto in materia di fecondazione assistita: «Mi è venuto il dubbio (…) che al di là delle tue opinioni sulla vita, sull’uomo e sul girare dei mondi, tu sia in realtà d’accordo con me e con molti che questa legge sia sbagliata». Non credo che Luca Sofri abbia sviluppato di recente il dono di leggere nel pensiero, quindi mi spiego il suo dubbio in termini appunto di terzi, quarti e quinti che si dànno eccome. Il resto del commento non è meno efficace nell’instillare il dubbio (più che proporre certezze).


Anche Camillo—pure lui in gran forma : che gli avrà preso ai foglianti?—ha detto la sua, avanzando obiezioni (sulla legge) che sono autentiche rasoiate. Difficile non dargli ragione, almeno in parte e con qualche distinzione (a mio avviso doverosa) su alcuni punti, ad esempio sulla fecondazione eterologa. Ma forse neanche Christian Rocca sfugge al dubbio trasversale di Luca Sofri. Perciò provo ad estendergli quanto riferito a Giuliano Ferrara : «Mi è venuto il dubbio che tu non stessi in effetti parlando della legge in discussione al Senato. Ma di qualcos’altro». E il tentativo non mi pare andato a vuoto. Almeno a me questo dubbio è venuto.


Riecheggiano nel mio cervello le parole che Emanuele Severino—ieri sera a Otto e mezzo (a proposito, un’altra pagina di grande televisione!)—ha buttato lì con apparente nonchalance : «Ma se l’alternativa è il non essere …». Già. Il non essere. E’ l’argomento definitivo?


Ultimo dubbio (lo giuro): e se tutto il dibattito non fosse altro che una metafora del dubbio medesimo, o meglio dell’impossibilità di superarlo?


 


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P.S. Wittgenstein è tornato sull’argomento in mattinata. Ha meno dubbi. Interessante la guida alla lettura delle due pagine dell’inserto fogliaceo di oggi (inks: 1 e 2). Segnalo anche il bel dibattito in svolgimento sul blog di Rolli in margine ai post dedicati all’argomento.


 


 


 


 


 


 


 


  1. 10 dicembre, 2003 alle 21:57

    anche io rispetto il dubbio. Ma cosa ci facciamo di un dubbio in mancanza di un dibattito non ideologico? cercherò di sviluppare quello sul mio blog, ma anche a partire da domattina di fronte al Senato. un NO a QUESTA legge così com’è…ma si discuta!

  2. 11 dicembre, 2003 alle 0:10

    Nel nostro piccolo ci proviamo. Prendi ad esempio la civile ma animata discussione sul blog di Rolli (che ho segnalato nel PS).

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